Come gli stregoni hanno conquistato il mondo by Francis Wheen

Come gli stregoni hanno conquistato il mondo by Francis Wheen

autore:Francis Wheen
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 8876380086
editore: Isbn Edizioni
pubblicato: 2005-01-01T05:00:00+00:00


Noi e loro

Sono venuto su in un mondo pericoloso, ma sapevamo esattamente chi erano. Eravamo noi contro di loro ed era chiaro chi loro fossero. Oggi, non siamo più così sicuri di chi sono, ma sappiamo che sono lì.125

Discorso di GEORGE W. BUSH a Council Bluffs, Iowa, 21 gennaio 2000

“Bisogna preoccuparsi: forse il mondo si è scardinato?” scrisse nel 1989 il giornalista del New York Times Russel Baker. “Dove possiamo guardare per rassicurarci che è ancora lo stesso solito fidato vecchio mondo che amavamo odiare?” Può darsi che Baker, uno dei più saggi umoristi politici, stesse scherzando, ma scherzava in buona fede, riflettendo quella che, più tardi quell'estate, il Newsweek definì “l'inquietudine generale” per la scomparsa della mentalità della guerra fredda. Gli esperti accademici della nuova disciplina in voga, la “psicologia politica”, furono molto richiesti nei successivi due anni per spiegare la mancanza di buonumore. «Non esiste un “noi” se non c'è un corrispondente “loro” cui opporsi» disse il professor Howard Stein, direttore del Journal of Psychoanalitic Anthropology.126 «Abbiamo bisogno dei cattivi, delle persone che incarnano tutte le cose di cui ci vogliamo sbarazzare: la nostra avidità, rabbia, avarizia.» Vamik Volkan, già presidente della Società internazionale di psicologia politica, pubblicò un libro dal titolo The Need to Have Enemies and Allies (Il bisogno di avere nemici e alleati). In un seminario sul nuovo ordine mondiale, organizzato dall'Associazione americana di psichiatria, Stein affermò che da quando il comunismo è crollato, «è stato difficile trovare un nemico cui appigliarsi». Riteneva che politicamente, così come personalmente, «si odia chi incarna ciò che si invidia di più» (anche se non spiegava come questo potesse applicarsi ai decenni dell'odio contro i sovietici), e perciò «il prossimo impero del male sarà il nostro rivale in campo economico, il Giappone».

L'idea sembrava abbastanza plausibile: un sondaggio Gallup, condotto dal Consiglio di Chicago per le relazioni internazionali nel 1990, riscontrò che il 60% di coloro che avevano risposto considerava il potere economico giapponese una “minaccia pericolosa” per gli interessi americani nei decenni a venire; quasi il doppio del 33% che indicò la minaccia militare russa.127 La paura fu ventilata da The Coming War with Japan (L'imminente guerra col Giappone), un best seller sia a Washington che a Tokyo, nel quale gli accademici di destra George Friedman e Meredith Lebard affermavano che la competizione per i mercati del Pacifico sarebbe sfociata quasi certamente in uno scontro militare. Una relazione sponsorizzata dalla CIA, trapelata nel giugno del 1991, descrisse i giapponesi in termini strappati al lessico antisemita: “creature di una cultura dalle origini indefinite, amorale, manipolativa e dominante” che condividevano “un progetto nazionale di egemonia nel mondo economico”. Sebbene alcuni membri del Congresso sospettassero che la CIA cercasse di sostituire il “pericolo rosso” con il “pericolo giallo” semplicemente per evitare tagli al budget, molti ufficiali a Washington concordarono con la valutazione dell'agenzia che il Giappone era attualmente la grande minaccia per la sicurezza nazionale americana. Il panico attraversò l'Atlantico più tardi quell'anno, quando il primo ministro francese Edith Cresson descrisse i



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